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ALTRA LETTERA AI QUOTIDIANI DEI VARI MOVIMENTI POLITICI MANTOVANI (a cui abbiamo aderito anche noi associazione culturale) RIGUARDO ALLA COMMEMORAZIONE DEL 7/2/16 A MANTOVA

Egregio Direttore,
Norma Cossetto era una studentessa di Visinada, in Istria. Suo padre Giuseppe aveva ricoperto incarichi per il Partito fascista e nel 1943 era Commissario governativo alle casse rurali.
Nata nel 1920, Norma si stava laureando in lettere e filosofia all'università di Padova, alternando lo studio alle supplenze scolastiche.
Nel settembre del 1943, dopo la capitolazione dell'Italia e il disfacimento dell'esercito, un commando di partigiani sia slavi che italiani irruppe in casa Cossetto razziando ogni cosa, mentre Norma fu portata in un'ex caserma dove la interrogarono minacciando ritorsioni se non si fosse unità alla causa titina: lei rifiutò decisamente, affermando che non avrebbe mai tradito il suo Paese.
La seconda volta che fu portata via non andò altrettanto bene: fu arrestata insieme ad altre decine di italiani, portata in una stanza isolata, legata a un tavolo e per un giorno e una notte in 17 abusarono di lei e la seviziarono, lo stesso commando.
Fu poi portata presso la foiba di Villa Surani, ad Antignana, dove, legata agli altri prigionieri col fil di ferro, prima di essere scaraventata ancora viva nell'abisso di 136 metri, fu di nuovo stuprata e seviziata insieme alle altre donne del gruppo.
Nel referto medico vengono citati, oltre al resto, il taglio dei seni e un pezzo di legno conficcato nella vagina.
L'8 febbraio 2005 l'allora Presidente della Repubblica Ciampi ha insignito Norma Cossetto della medaglia d'oro al valore civile.
Per ricordarla e ricordare il genocidio italiano in Istria e Dalmazia che costò la vita a migliaia di Italiani e l'esodo forzato ad altri 350 mila nostri connazionali ad opera della feccia comunista del "maresciallo Tito", saremo in prima fila in piazza Sordello a Mantova domenica prossima, dove invitiamo tutti i cittadini mantovani per un momento di raccoglimento.
Quello che non finisce mai di stupirci è l'infimo livello di cinismo, di parassitismo a cui si abbassano gruppetti di omuncoli che si autoproclamano antagonisti - non si sa a cosa - i quali nascondendo il loro nulla esistenziale dietro sigle e siglette destinate nel migliore dei casi a restare delle parentesi nella cronaca locale, sporcano una giornata di doveroso e trasversale ricordo di vittime innocenti con piccole polemiche e meschine accuse di nazismo, fascismo, razzismo e vari altri ismi a piacimento, pur di apparire per un giorno sul giornale e poter dire di esistere.
Tutto ciò, come spesso accade, corroborato dalla complicità del comune (di cui ben conosciamo la mancanza di pudore nel parlare sa vanvera di diritti e democrazia solo quando gli conviene politicamente) e della stessa questura, sempre pronta a puntare il fucile contro il nulla, come il soldato del Deserto dei tartari.
A questo caravanserraglio di giullari e traditori della Patria non abbiamo nulla da dire.
Basterà lo spirito di Norma, da lassù, a guardare con sovrano disprezzo il chiasso vuoto degli asini raglianti, la cui pochezza li esclude dalla Storia.

Gazzetta di Mantova (sezione lettere) del 4/2/2016

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